Il vivaio Marchini nasce con mio padre Renzo che fu tra i primi in Italia, negli anni ’50, a mettere in coltivazione una piccola quantità di abeti rossi (Picea abies) e abeti azzurri (Picea pungens).
Il babbo, lavorando all’epoca con una piccola macchina per la battitura del grano e della segale sia nella nostra vallata che fino all’Abetone e dintorni, si trovò a girare tra i vecchi vivai della Forestale di quelle zone, dove venivano coltivati gli abeti per la forestazione.
In uno di questi, per la precisione alla Macchia dell’Antonini, ricevette in regalo alcune piantine che incominciò a piantare.
Poi ampliò la coltivazione iniziando a riprodursi in casa anche le piantine da trapiantare partendo direttamente dal seme acquistato da ditte sementiere specializzate e seguendo poi tutto il ciclo produttivo.
Iniziò così, quasi in contemporanea, la produzione di piante in zolla e di piante adatte per essere tagliate e vendute come “punte” o “cimali”, termini legati alla normale pratica forestale che prevede interventi colturali di diradamento per lo sviluppo e la sopravvivenza del bosco dove le parti terminali degli abeti di lunghezza pari a 2-3 metri, se in buone condizioni, venivano usate come alberi di Natale.
La coltivazione di Abeti Marchini è praticata soprattutto in collina e in montagna, nel pieno rispetto dell’ambiente (grazie al bassissimo utilizzo di mezzi chimici) e permette di dare vita a zone marginali altrimenti soggette all’abbandono con conseguenti problemi di degrado idrogeologico. Inoltre è importante ricordare che l’utilizzo di piante di abete “vero” come albero di Natale consente di produrre ossigeno ed assorbire CO2, al contrario degli alberi sintetici che sono costruiti utilizzando petrolio e di conseguenza producendo CO2, ma non solo, quando verrà smaltito produrrà diossina.
Le prime produzioni sono avvenute nel 1958, anno in cui è iniziata la vera e propria attività commerciale. L’80% della produzione era costituito dall’abete rosso e il restante dall’abete bianco (Abies alba).
Negli ultimi vent’anni è stata effettuata una riconversione della produzione che ad oggi ha portato ad avere in coltivazione un 80% di Abies nordmanniana e il restante tra abete rosso e altre specie minori.
Questa riconversione è avvenuta intorno agli anni 2000 quando mi occupavo di consulenza presso i vivai di Pistoia e mi sono appassionato all’Abies nordmanniana (Abete del Caucaso).
Il nordmanniana, anche se ha un ciclo produttivo più lungo rispetto al classico abete rosso, è indubbiamente più decorativo e più resistente alla perdita degli aghi, quindi una pianta di maggior pregio, più ricca esteticamente per il fogliame doppio e verde lucente.
Credo di avere avuto, all’epoca, una giusta intuizione, infatti il mercato ha cominciato a preferirli all’abete comune e soprattutto alle piante artificiali “di plastica” e alla fine sono stato ripagato da questa scelta.